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giovedì 28 gennaio 2021

Il Tesoro Silente della Nazione: Viaggio nell'Oro d'Italia, il Patrimonio Nascosto che Nessuno Deve Conoscere. 🔒 💰

 


A cura della Redazione di "Opera Italica"

L'Italia è la terza potenza mondiale per riserve auree, un patrimonio da oltre 137 miliardi di euro. Una ricchezza costruita col sudore dei nostri padri, oggi avvolta da un velo di silenzio impenetrabile. Opera Italica scava più a fondo, svelando la storia, i dettagli e le scomode verità di un tesoro che appartiene al Popolo, ma di cui la classe dirigente ha paura persino di pronunciare il nome.

Nel pantheon delle grandi narrazioni nazionali, quella delle riserve auree italiane è una pagina strappata, un capitolo deliberatamente omesso. Mentre il Paese viene quotidianamente flagellato da notizie su debito, spread e austerità, un dato di segno opposto, un dato di immensa forza e orgoglio, viene relegato nell'oscurità più totale.

Ribadiamolo, perché la cifra è di per sé un atto politico: l'Italia detiene 2.451,8 tonnellate di oro zecchino. Un tesoro che, al valore di mercato odierno, si traduce in 137.476.442.940 euro. Questo ci colloca al terzo posto nel mondo dopo Stati Uniti e Germania, e primi nell'Eurozona se si esclude la Banca Centrale Europea stessa. Un primato che dovrebbe essere fonte di sicurezza e vanto, ma che è diventato un imbarazzante segreto di famiglia.

Le Radici Storiche di un Tesoro: il "Miracolo" Fatto Lingotto

Come ha fatto un Paese come l'Italia, uscito in ginocchio dalla Seconda Guerra Mondiale, ad accumulare una simile fortuna? La risposta risiede nella nostra storia, nel genio e nel sacrificio del popolo italiano durante il "miracolo economico".

Tra gli anni '50 e '60, l'Italia divenne una potenza esportatrice. I prodotti italiani – dalla meccanica alla moda, dagli elettrodomestici alle automobili – conquistarono il mondo. Questo generò enormi surplus commerciali: il Paese incassava valuta pregiata, soprattutto dollari americani. Sotto la guida illuminata di governatori della Banca d'Italia come Donato Menichella e, successivamente, Guido Carli, fu attuata una politica lungimirante: convertire sistematicamente parte di quei dollari in oro.

Non si trattava di un'arida speculazione finanziaria, ma di una scelta strategica di sovranità. L'oro, bene rifugio per eccellenza, avrebbe garantito la stabilità della Lira e protetto l'economia nazionale dalle turbolenze internazionali. Quell'oro, lingotto dopo lingotto, è la materializzazione del lavoro dei nostri nonni, la garanzia che loro vollero lasciare ai propri figli e nipoti.

Dove si Trova e Com'è Fatto l'Oro degli Italiani?

Questo patrimonio non è un'entità astratta. È fatto di lingotti fisici, tangibili, di una purezza quasi assoluta (superiore a 995 millesimi). La maggior parte è in formato "standard", il cosiddetto Good Delivery, con un peso che varia tra gli 11 e i 13 kg per lingotto.

La sua custodia, come già accennato, è strategicamente diversificata:

  • 1.199,4 tonnellate (circa il 49%) sono custodite a Roma, nei caveau sotterranei della Banca d'Italia, nel cuore di Palazzo Koch.

  • 1.204,1 tonnellate (circa il 49%) si trovano a New York, nei sotterranei della Federal Reserve. Questa scelta, risalente al dopoguerra, era dettata dalla necessità di operare sul mercato del dollaro, allora come oggi principale valuta di scambio.

  • Una quantità minore è depositata a Londra (presso la Bank of England) e a Basilea, in Svizzera (presso la Banca dei Regolamenti Internazionali).

È fondamentale sottolineare un aspetto giuridico cruciale, confermato da una legge del 2014: la proprietà delle riserve è dello Stato Italiano. La Banca d'Italia ne è la custode e gestore per conto della Nazione. Appartiene a noi, al Popolo Italiano.

Il Paradosso Italiano: Ricchissimi d'Oro, Poveri di Dibattito

Il silenzio sull'oro diventa ancora più assordante se si analizza un altro dato. Le nostre 2.451,8 tonnellate rappresentano quasi il 65% delle riserve valutarie totali del Paese. È una percentuale altissima, tra le più elevate al mondo. Per fare un paragone, le riserve auree degli Stati Uniti, seppur maggiori in termini assoluti (oltre 8.000 tonnellate), rappresentano una quota simile delle loro riserve totali. La Germania, seconda in classifica, ha una percentuale leggermente superiore alla nostra. Nazioni come la Cina o il Giappone, pur essendo giganti economici, hanno percentuali di oro sulle riserve totali irrisorie in confronto.

Questo significa che l'oro, per l'Italia, non è solo un asset tra tanti, ma l'asset strategico per eccellenza. È la nostra vera, ultima polizza assicurativa. E proprio per questo, il silenzio che lo circonda puzza di bruciato. Le ipotesi che avevamo avanzato si rafforzano:

  1. Tabù Geopolitico e Pressioni Esterne: Parlare dell'oro significa evocare la nostra sovranità ultima. In un'Europa dominata da vincoli di bilancio e cessioni di sovranità monetaria, ricordare di possedere un'alternativa strategica indipendente è un atto quasi sovversivo. È nell'interesse di Bruxelles, Francoforte e Washington che quel tesoro resti "dormiente" e fuori dalla mente degli italiani.

  2. La Paura delle Domande del Popolo: La classe dirigente teme il risveglio della coscienza popolare. Se gli italiani sapessero di questa ricchezza, come giustificare i tagli alla sanità, le pensioni misere, le tasse asfissianti? La narrazione dell' "Italia povera e indebitata" crollerebbe di schianto, sostituita dalla consapevolezza di un'Italia ricca ma mal gestita, o peggio, volutamente tenuta sotto scacco.

  3. Un Dibattito Soffocato sul Nascere: Non è che nessuno ci abbia mai provato. In passato, alcune forze politiche, definite sbrigativamente "populiste", hanno timidamente tentato di aprire il dibattito. La proposta di utilizzare una minima parte dell'oro per evitare un aumento dell'IVA o per investimenti pubblici è stata immediatamente bollata come un'eresia, un sacrilegio. I custodi dell'ortodossia finanziaria – media, accademici e politici "responsabili" – hanno eretto un muro di gomma, ridicolizzando l'idea e chiudendo ogni spiraglio di discussione.

Sovranità o Zavorra? Una Domanda non più Rinviabile

L'oro d'Italia non è una reliquia del passato. È un'arma di deterrenza economica, una leva di potere contrattuale, una fonte di stabilità. Potrebbe essere usato come collaterale per ottenere prestiti a tassi irrisori, finanziando un grande piano di rilancio nazionale senza dover subire i ricatti dello spread. Potrebbe, in scenari estremi, essere la base per una nuova sovranità monetaria.

Non stiamo suggerendo di svenderlo o di dar fondo al tesoro della Nazione per finanziare spesa corrente. Questo sarebbe sciocco e miope. Stiamo chiedendo qualcosa di molto più semplice e fondamentale in una democrazia: trasparenza e dibattito.

Gli italiani hanno il diritto di conoscere la loro vera forza. Hanno il diritto di discutere, in modo maturo e informato, quale debba essere il ruolo strategico di questo immenso patrimonio. Lasciarlo sepolto sotto una coltre di silenzio e omertà non significa proteggerlo, ma renderlo inutile. Significa trasformare la nostra più grande risorsa in una zavorra inerte.

Opera Italica continuerà a porre la domanda, finché non otterrà risposta: chi ha paura dell'oro degli italiani e perché? È tempo che questo tesoro smetta di essere silente e torni a essere ciò per cui è stato creato: il simbolo e la sostanza della forza e dell'indipendenza della Nazione.

Il podcast audio di questo articolo lo trovate QUI nel nostro canale YouTube.

lunedì 18 gennaio 2021

Opera Italica. ⚔️🛡 L’Ombra della Distruzione: Il Conflitto Israele-Iran e l’Ipocrisia Globale.

In un mondo che si professa civile, il conflitto tra Israele e Iran rappresenta un tragico specchio della follia umana, un teatro di guerra che si alimenta di aggressioni, vendette e ipocrisie internazionali. Opera Italica, con il cuore saldo nei valori di giustizia e pace, non può tacere di fronte a questa spirale di violenza che, lungi dal vedere un chiaro vincitore o un evidente torto, vede entrambi gli attori principali – Israele e Iran – immersi in un gioco di reciproche colpe, aggravato da leadership irresponsabili e da un silenzio assordante delle potenze occidentali e dei loro alleati arabi. Tuttavia, è impossibile ignorare come gli Israeliani, guidati da un presidente criminale come Benjamin Netanyahu, abbiano assunto il ruolo di aggressori seriali, alimentando un ciclo di distruzione che ha mietuto innumerevoli vite, soprattutto civili e bambini, senza che il mondo libero alzi un dito per fermare questa carneficina. Israele: L’Aggressore che semina solo distruzione e vittime. Da anni, Israele persegue una politica di espansione e dominio militare che ha trasformato Gaza e la Palestina in un campo di sterminio. I bombardamenti indiscriminati, le incursioni terrestri e il blocco umanitario imposto alla Striscia hanno causato decine di migliaia di morti, con un bilancio spaventoso di bambini e civili innocenti falciati senza pietà. L’operazione “Rising Lion” del 13 giugno 2025, con cui Israele ha colpito siti nucleari e militari iraniani, è solo l’ultimo atto di una strategia che cerca guerra e caos, non pace. Netanyahu, con la sua retorica bellicosa e il suo rifiuto di qualsiasi negoziato, incarna la figura di un leader folle, ossessionato dalla distruzione del nemico iraniano e disposto a trascinare l’intera regione nel baratro. Eppure, questa aggressione non nasce dal nulla: è il culmine di anni di raid “covert” e attentati, spesso condotti con la complicità silenziosa di potenze occidentali come gli Stati Uniti, che forniscono armi e sostegno politico senza mai condannare i crimini efferati commessi. La comunità internazionale, in particolare i governi occidentali, si è resa complice di questa barbarie. Francia, Regno Unito, Germania e, soprattutto, i "democratici" Stati Uniti d'America che vantano un’alleanza storica con Israele, chiudono gli occhi di fronte a massacri documentati, come quelli nella Striscia di Gaza, dove ospedali, scuole e rifugi sono stati rasi al suolo. L’ipocrisia è sconcertante: mentre si invocano diritti umani e democrazia, si tollerano punizioni collettive che violano ogni norma del diritto internazionale. Per non citare lo stato e il governo italiano, ancora incapaci e inutili testimoni di ciò che sta avvenendo a livello internazionale, idem per il conflitto Russia-Ucraina: tutti incapaci e inutili così come questa debolissima Europa sempre più inesistente politicamente, economicamente e militarmente. Questa indegna complicità dell'occidente, non è solo un fallimento morale, ma un invito a ulteriori escalation. Iran e il Terrorismo Islamico: Un’Altra Faccia della Medaglia Dall’altra parte, l’Iran non è esente da colpe. La Repubblica Islamica, con il suo regime teocratico, ha alimentato il terrorismo internazionale attraverso il sostegno a gruppi come Hezbollah, Hamas e le milizie Houthi. La risposta iraniana ai raid israeliani, con il lancio di droni e missili, è un atto di vendetta che perpetua il ciclo di violenza, dimostrando una leadership altrettanto irresponsabile. Gli Stati arabi, presunti alleati dell’Occidente, giocano un doppio gioco: da un lato stringono accordi economici con Stati Uniti ed Europa, dall’altro finanziano indirettamente il terrorismo, creando un’instabilità che serve ai loro interessi geopolitici. Questo intreccio di ipocrisia e opportunismo rende il Medio Oriente un polveriera, dove la pace è un miraggio lontano. Né Israele né l’Iran possono reclamare la ragione. Entrambi hanno scelto la via della guerra, ma è Israele, con la sua politica aggressiva e il suo arsenale nucleare non dichiarato, a portare il peso maggiore della responsabilità per l’escalation attuale. La crudeltà di Netanyahu non conosce limiti, e il silenzio dell’Occidente è una macchia indelebile sulla coscienza globale. Il Dilemma Nucleare: Chi Decide il Potere di Distruzione? Un altro aspetto inquietante di questo conflitto è la questione delle armi nucleari, un tema che mette a nudo l’assurdità e l’ingiustizia dell’ordine mondiale. Perché Stati come Israele, Pakistan, India, Corea del Nord, oltre alle potenze tradizionali – Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Russia e Cina – possono detenere ordigni nucleari, mentre altri, come l’Iran, sono ostracizzati per il solo sospetto di volerlo fare? Questa disparità non è solo una questione di sicurezza, ma di potere e dominio. Israele, con le sue 90-200 testate non dichiarate, si erge come una potenza nucleare non sottoposta a ispezioni internazionali, mentre l’Iran viene demonizzato per un programma che Teheran afferma essere civile. Chi stabilisce queste regole? Le potenze del “club atomico”, che si arrogano il diritto di decidere chi può difendersi e chi no, ignorando il principio di uguaglianza tra nazioni. La logica dell’arsenale nucleare come deterrenza è fallace. Se alcuni Stati possono possederlo, tutti dovrebbero avere il diritto di farlo, per garantire un equilibrio di forze. Altrimenti, l’unica soluzione auspicabile è il disarmo nucleare globale, un sogno utopico ma necessario per evitare l’autodistruzione. L’umanità non può permettersi di continuare su questa strada, dove la minaccia atomica pende come una spada di Damocle su miliardi di vite. Eppure, le nazioni continuano a modernizzare i loro arsenali, spendendo miliardi mentre la povertà e la fame dilagano. Verso un Conflitto Mondiale: La Stupida Crudeltà dell’Uomo Il conflitto Israele-Iran non è un episodio isolato, ma un segnale preoccupante di come l’umanità sia sempre più vicina a un conflitto mondiale. La stupidità e la crudeltà dell’uomo, che nei secoli hanno generato guerre, genocidi e devastazioni, non sembrano essere cambiate. Dai campi di battaglia medievali alle trincee della Prima Guerra Mondiale, fino alle bombe di Hiroshima e Nagasaki, l’uomo ha sempre trovato il modo di infliggere sofferenza. Oggi, con la tecnologia moderna e le armi di distruzione di massa, questo potenziale distruttivo è amplificato. La guerra per procura tra Israele e Iran, alimentata da interessi geopolitici e vendette personali, rischia di innescare una reazione a catena che coinvolga potenze globali, con conseguenze catastrofiche. Opera Italica denuncia con forza questa deriva. Chiediamo un intervento deciso della comunità internazionale per fermare le aggressioni israeliane, smantellare il terrorismo finanziato dagli Stati arabi e imporre un disarmo nucleare universale. L’umanità deve riscoprire la sua capacità di dialogo e compassione, altrimenti il futuro sarà solo cenere. La storia ci giudicherà, e il verdetto sarà tremendo, severo e irreversibile se non agiamo ora. Ora..!
Il podcast audio di questo articolo lo trovate cliccando QUI.
 

Opera Italica (15 giugno 2025)